ArticoliMarisolQuadrilatero della violenza

Marisol Vive

Tre anni fa le bestie feroci che compongono il cartello degli Zetas uccisero il corpo di Marisol Castro, 39 anni, due figli, e tanto amore per il prossimo.

I trafficanti di esseri umani, di droga e armi che detengono il potere nella città di Nuevo Laredo, Messico, hanno pensato di tacitare le idee che Marisol diffondeva come blogger rivelando le atrocità che la banda produce.

Niente di più sbagliato! Come possono pensare che le armi siano più forti delle idee? Come fanno a non capire che i martiri come Marisol rafforzano anziché indebolire coloro che lottano contro le ingiustizie?

Marisol è diventata un esempio per molti laici scalabriniani che seguono il suo cammino e sono pronti a prendere il suo testimone in questa lotta.

Lo hanno dimostrato i seminaristi che, guidati da p. Francisco Pellizzari, hanno trascorso il loro periodo di riposo nella Casa del Migrante dove ha operato lei. Si sono fatti non solo un’idea di cosa li aspetti per essere veri scalabriniani, ma anche un’opinione di come va il mondo al di là delle mura di un seminario. Loro studiano i testi come materi scolastica, Marisol “beveva” la Bibbia e i testi del Beato Scalabrini per essere sempre più fortificata nel suo nuovo modo di essere. Non era stata una convinta sostenitrice della causa dei migranti, poi si è fatta un’idea più precisa e senza pregiudizi o luoghi comuni su cosa è il fenomeno della migrazione, stando vicino a loro. Si è riscoperta e ha iniziato a ri-vivere in modo diverso. Nelle ore libere dava una mano nella Casa e ascoltava per ore le storie dei migranti e, mentre infondeva loro coraggio, rifletteva su quelle storie che segnalavano ingiustizie e prepotenze che da più di 500 anni segnano il cammino dei popoli centro e sud americani. Timida e felice di ciò che i migranti le avevano insegnato, a partire dalla dignità, che va sempre portata alta e con coraggio specialmente nei momenti tristi della vita, trovava forze inesauribili per lottare pur in presenza di una sua grave mutilazione alle gambe.

In questi anni sono spesso riandato con la memoria ai momenti in cui, stanchi ma contenti, ci incontravamo per raccontarci la giornata. Non riuscivo a scalfire la sua riservatezza, poi ho scoperto la bellezza di una donna che: alleva due figli, fa a meno del sostegno di un marito che, eroicamente l’aveva abbandonata dopo che lei aveva perso in un incidente stradale le sue gambe, lavorava ed era insostituibile nel suo giornale, e in tutto questo aveva trovato il tempo di donare alla sorella, malata di leucemia, il midollo osseo!

Non è vero che Marisol non c’è più, una persona così non scompare, lei è presente in chi ha avuto la fortuna di conoscerla e in chi sta seguendo le sue orme.

Ha donato tutta se stessa lei che diceva, come il Beato Scalabrini, “che se si deve fare una cosa questa deve essere fatta bene!”.

Marisol, tutti i laici scalabriniani seguiranno il tuo esempio e i cartelli della droga avranno un ostacolo insormontabile in più nella difesa della persona e della dignità dei migranti.

Ciao Marisol.

Andrea Cantaluppi

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