Francesco non è tornato
Sicuramente molto si è detto i questi giorni e molto si dirà nei
prossimi sul nostro papa Francesco. Ciò che più ferisce gli
argentini è il fatto che non sia tornato in visita in Argentina. Ma
si può forse andare a visitare la propria casa? Ritornare con lo
stesso sentimento trionfante con cui avremmo voluto accoglierlo
non era nel suo stile. Perché questo siamo: trionfalisti, grandiosi.
Ma questo non faceva parte della sua personalità.
Durante il primo anno del suo magistero ho avuto l’opportunità
di incontrarlo diverse volte grazie al suo interesse per l’ambiente,
per la nostra Casa Comune, che poi si è tradotto in due
formidabili encicliche che consiglio di rileggere: Laudate sì e
Laudate Deum.
Ho condiviso uno dei di quei viaggi con Pino Solanas, perché
Bergoglio, grande appassionato di cinema, aveva vistp i suoi film,
soprattutto l’ultimo, Tierra sublevada: Oro Impuro. E
naturalmente la grande tentazione: “Quando tornerai a Buenos
Aires?” gli aveva chiesto Pino. La sua risposta in quel momento
avrebbe potuto essere un’anticipazione, ma con nostra sorpresa
non è stato così. Era un vero cristiano e capiva che c’era bisogno
di lui in molte parti del nostro sofferente pianeta.
Basta ripercorrere i viaggi del suo pontificato per vedere come le
sue parole siano state dette in modo diretto e vivo laddove
avevano più bisogno di lui.
Francesco non è venuto in Argentina perché quella era la terra
che lo aveva rafforzato nella sua missione. Noi argentini eravamo
il fertilizzante per quella favolosa quercia che avrebbe dovuto
offrire riaro e sollievo da tanto dolore.
Non si è trattato di una discussione polemica – come è stata
sempre presentata – dovuta a fratture con la leadership politica.
Egli era al di là di tutto questo e la prova sono le innumerevoli
telefonate, i messaggi scritti a mano, che raggiungevano tante
famiglie argentine che avevano perso un figlio o erano state
devastate da tragedie di cui egli veniva a conoscenza.
Perché non è venuto? Perché ne avevano urgente bisogno in
Iraq, Myanmar, o Bangladesch a causa dela situazione sociale e
politica che tali Paesi stavano affrontando. E ci è andato anche a
rischio di perdere la vita in un attentato.
Perché ha dovuto confrontarsi con coloro che si proclamano
padroni del mondo, come le autorità dei Paesi Europei e
americani, per denunciare i loro crimini, come quelli che ancora
oggi vengono commessi contro gli immigrati. E quest’ultimo
messaggio l’ha espresso con il suo ultimo respiro allo stesso
vicepresidente americano, che gli ha fatto visita in quella che
sarebbe stata la sua ultima udienza.
Padre Jorge non ha fatto ritorno a casa perché, come ogni
sacerdote che si rispetti, era partito in missione in gito per il
mondo e nel farlo ha perso la propria vita. La sua vita terrena,
ovviamente.
Antonio Gustavo Gomez. Procuratore federale e avvocato
argentino.
(39)