Andrea Cantaluppi articoliArticoli

ASIA/TERRA SANTA – “Il lavoro è amore reso visibile”. Donne di Terra Santa danno vita al Mercatino di Natale “interreligioso”

Fatti concreti per conoscersi e superare gli infiniti muri

Gerusalemme (Agenzia Fides) – Piccoli gioielli e stoviglie, cosmetici e accessori di moda, dolci e specialità gastronomiche. Ma anche icone, opere in ceramica, candele e marmellate biologiche. Sono tante le idee-regalo che si potranno trovare venerdì 27 novembre al “Bazar di Natale”, ospitato presso la Maison d’Abraham (Beit Ibrahim, “Casa di Abramo”), la casa di ospitalità situata a Gerusalemme Est, nel quartiere di Silwan, a sud della Città Vecchia.
Presso quella struttura, gestita dall’associazione Secours catholique (la Caritas francese), per un giorno saranno allestite bancarelle e spazi espositivi per i manufatti artigianali di produzione rigorosamente femminile, nati dalla dedizione di donne appartenenti a diverse nazionalità e comunità di fede, per lo più residenti a Silwan e nei quartieri arabi di Gerusalemme Est. Nel Bazaar troveranno posto anche gli articoli prodotti nei monasteri dalle suore di molte congregazioni religiose femminili. Durante le ore di apertura del Mercatino di Natale, scandite anche da occasioni conviviali, concerti e piccole esibizioni artistiche, donne appartenenti a diverse condizioni, nazionalità e comunità di fede, trascorreranno insieme l’intera giornata anche come occasione per riscoprire la propria comunanza di destino, che le chiama ogni giorno a spendere la propria dedizione, pazienza e generosità creativa al servizio della propria famiglia e della propria comunità di appartenenza.
”Tutte queste consacrate, tutte queste madri, sorelle e figlie” scrive Florence Budry nel sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme, presentando l’iniziativa “presentano con orgoglio il loro lavoro, frutto della loro fantasia e del loro talento, raggiunto a volte grazie a lunghe ore di veglia, lavorando con accuratezza per raggiungere la perfezione, con il pensiero già rivolto al gradimento degli acquirenti”.
L’iniziativa ospitata dalla Maison d’Abraham acquista rilievo anche in quanto torna a riproporre quella residenza come spazio di incontro e amicizia tra persone appartenenti a comunità di fede e nazionalità diverse, dopo l’incresciosa vicenda accaduta a fine ottobre, quando poliziotti israeliani e agenti in borghese fecero irruzione nella Maison, interrompendo bruscamente un festival di attività culturali perseguite come “illegali” in virtù della loro asserita riconducibilità diretta all’Autorità nazionale palestinese. L’episodio, verificatosi martedì 26 ottobre (vedi Fides 28/10/2021), provocò la reazione dell’Assemblea dei Capi delle Chiese cattoliche di Terra Santa, che in un comunicato espressero “preoccupazione” davanti ai “ripetuti atti ostili e repressivi” messi in atto nella Città Santa dalle autorità israeliane “verso tutto ciò che è considerato palestinese”.
La Maison d’Abraham offre ospitalità ai pellegrini e sostiene iniziative a favore delle famiglie palestinesi residenti nella zona, continuando a godere di un particolare status di “protezione” da parte delle istituzioni francesi, come accade anche per la chiesa di Sant’Anna, nella Città Vecchia di Gerusalemme.
Martedì 26 ottobre aveva avuto inizio presso la struttura un festival culturale di tre giorni, organizzato dal Teatro nazionale palestinese Hakawati, dal Conservatorio nazionale Edward Saïd e dal Teatro ambulante Qafilah. L’iniziativa, sponsorizzata dall’Onu e da organizzazioni francesi e austriache, prevedeva anche la realizzazione di laboratori teatrali e musicali rivolti ai giovani palestinesi residenti nella zona. Secondo fonti diplomatiche citate dalle agenzie internazionali, poliziotti e agenti in borghese fecero irruzione nella Maison quando le attività erano già iniziate, interrompendole bruscamente e mostrando ai responsabili della Maison un ordine di annullamento delle attività in corso, firmato da Omer Barlev, Ministro israeliano per la sicurezza pubblica. Nell’ordine si disponeva l’annullamento del Festival in quanto “sostenuto e finanziato dall’Autorità palestinese senza permesso scritto”. (GV) (Agenzia Fides 24/11/2021)

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