Adriano CantaluppiArticoli

Disagio

disagevole occasione
disagevole occasione

Spesso si ode la frase: “La società cambia!”
Ma, nei decenni trascorsi, esisteva un tessuto sociale, rapporto umano, molto differente.
Vi era rispetto, comunicativa, educazione.
Ma questa si trasferisce nell’oblio!
Non si deve mantenere il saluto!
Inoltre, la proposizione: ”Ci scusiamo per il disagio”,
per un qualcosa che non ha funzionato nel servizio pubblico, contribuisce così, con i suoi mezzi, al successo di un vocabolo di cui usiamo e abusiamo tutti. Non conta “scusarci”, bensì “disagio”.
Nessuno nei nostri tempi reclama pubblicamente il diritto di essere sempre e comunque a proprio agio, per quanto sia probabilmente l’obiettivo numero uno per ogni vita umana. Parrebbe brutto, egoista.
Ciò che si rivendica magari con ipocrisia, è il diritto di vivere perlomeno “non a disagio”, e qui si può andare dalla favola della principessa sul pisello fino ai più oscuri meandri della povertà, detta anche: “Estremo disagio”.
“disagio” oscilla così che suona forse un pò esagerato, (cioè iperbole) per minimi disturbi accusato da persone delicatissime a eufemismo che cerca di attenuare condizioni che sono estreme davvero.
Chi è a disagio al ristorante non dando le spalle al muro; disagi mentali; disagi giovanili. Se Freud nel 1930, mostrava come la nostra società sia destinata a ingenerare insoddisfazione, oggi forse non troverebbe altri argomenti unificanti se non quello della insoddisfazione medesima. Di conseguenza potrebbe utilmente scrivere: “La civiltà del disagio”. Sarebbe una lettura utilissima, specialmente quando il nostro Bus ha accumulato ritardo.

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