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“Dimmi liberto” di Andrea Cantaluppi

Da questo momento ti viene data l’opportunità di poter sfogliare l’ultimo mio libro “Dimmi liberto”. Lo troverai suddiviso per popoli, con una  musica di sottofondo che ti trascinerà in quel periodo storico. Ti ricordo che i proventi della vendita vengono destinati alla solidarietà. Se ti interessa l’acquisto clicca qui.

PREFAZIONE
Chi crede che non si possa vivere senza “storie” troverà godibile la lettura di questo libro.
La troverà a tratti addirittura ipnotica; ma solo chi ami anche il viaggiare. A patto però di essere quel tipo di viaggiatore a cui piaccia farsi deviare dalla strada, più che arrivare diritto alla meta di un all inclusive ben organizzato.
Qui si tratta di un viaggio nella geografia del tempo e non in quella ordinaria di terre lontane.
Qui si incontrano le architetture della storia e delle storie, dove si possono conoscere i nostri antenati collettivi, le cui vite spesso abbiamo dimenticato sotto ai banchi delle scuole elementari, insieme al pacchetto di crackers sbriciolati e alla banana annerita.
Un viaggio strano, a tratti straniante questo…
In questo libro si possono trovare insieme – note su personaggi storici, su personaggi mitici, su personaggi di tradizioni orali antiche, forse mai esistiti, nati solo grazie al racconto.
A volte un viaggio noioso, come ogni viaggio che sia tale: ma proprio tutte le genealogie dei Re Nibelunghi? Certo perché ogni storia, con la S maiuscola, ha una struttura di racconto che deve essere rispettata per assolvere alla sua funzione: “il fare memoria”.
Il “fare memoria”; ci piace pensarlo qui come fratello di quel “fare anima”, che tanto aiuta a dar valore e senso a questa fatica del vivere.
Entrambe attività vitali queste – per rimanere Umani – di noi esseri viventi.
Coltivare la terra serve a mangiare e a rimanere vivi, fare memoria e fare anima servono a rimanere Umani.
Non sempre le due cose si accompagnano.
Per Andrea Cantaluppi – narratore – invece sì; non si è mai spaventato di fronte al coltivare la terra e nemmeno di far fronte al fare memoria, né tantomeno di fronte agli “Hombres” e neppure di fronte alle “ombre” del vivere.
Con tanta generosità ha condiviso con i suoi lettori appunti di viaggio, le istantanee di un momento, le impressioni lasciate nel suo animo dal contatto diretto, e spesso senza rete di protezione, con i mondi Altri. Che fossero Altri incontrati facendo da mangiare in una casa di accoglienza per migrantes in Messico, sulla banchina di un molo pugliese in una celebrazione in onore dei viaggiatori senza scelta, morti annegati nel Mare Nostrum, in una festa etnica di quartiere per l’integrazione fra culture, o accompagnando fisicamente ad un incontro con le
scuole una venerabile donna, sopravvissuta al furore delle leggi razziali nazifasciste, nel suo fare memoria in pubblico.
Fare memoria. Le sue storie sono un modo per “fare memoria”, un altro modo per dire “ricordare”.
Ricordare come si fa a rimanere Umani.
Dopo averlo accompagnato in gran parte dei suoi viaggi, ora rimaniamo in attesa del suo prossimo lavoro. La costruzione della narrazione della sua di Storia, per accorgerci forse con la sua stessa meraviglia che dopo aver attraversato con coraggio gli oceani, le steppe, e i millenni, l’incontro con se stessi può accadere allo stesso modo: generosamente, senza paure, con amore.
ELEONORA FANTINEL. Psicologa nella città di Padova.

INTRODUZIONE
“Dimmi Liberto, quel togato che ci viene incontro, mi par di conoscerlo, sai dirmi chi sia”?
“Si, Caio Sulpicio, lo conoscete bene, è Julius Gracco, il senatore al quale vi siete rivolto per risolvere la questione delle vostre terre etrusche”.
“Dic, Liberte: togatus qui ad nos venit – eum noscere mihi videtur – quis sit, potes mihi dicere”?
“Ita, Gai Sulpici, bene eum novisti: senator Iulius Gracchus est, ad quem te convertisti, ut de tuis Tuscis fundis controversiam solveret”.
Questo è un breve dialogo che avremmo potuto ascoltare camminando per Roma imperiale tra un liberto nomenclatore e il suo padrone.
Una comodità, specialmente in età avanzata, quella di avere una persona al fianco che ha il compito di ricordarci i nomi di quelli che incontriamo: il nomenclatore.
Ognuno di noi ha un nome, la necessità di nominarci è dettata dal doverci distinguere l’un l’altro. Come sono nati i nomi, i cognomi, i patronimici e i soprannomi?
Non tutti i nomi hanno un’etimologia che ci aiuta a capirne il significato. Li ho elencati lo stesso per la loro storia, il suono del loro nome, per l’eco che ancora si portano dietro.
Li ho cercati, e ne ho scelto uno soltanto, che non sarà più ripetuto, anche se per alcuni ci sarebbero molti da citare, forse ho scelto il primo ad aver avuto quel nome, o altri che lo hanno in qualche modo reso famoso nel bene o nel male.
I nomi appartengono alla scienza linguistica, ma hanno notevole importanza per le loro implicazioni storiche e socio-culturali.
Agli albori delle civiltà ci sono gli alfabeti che stanno a sottolineare lo sforzo compiuto dall’umanità sulla strada dell’intendimento. Comunicare per conoscersi e capirsi.
Per la società ebraica la scelta del nome determinava il futuro della persona che lo indossava. Le contraddizioni tragicomiche di questa credenza sono in evidenza nei nomi qui riportati.
Oggi s’impone il nome al nascituro pensando a quello che portano i nonni o a quello di qualche celebrità di moda.
Nessuno più si domanda cosa significhi e rappresenti il nome che si porterà per tutta la vita.
Ogni nome è un viaggio. Nel tempo. Nella storia. Nella geografia. Nella religione.
Nei costumi. Nei colori. Nei volti. Nell’immaginazione. Nello spazio fisico-temporale. Nell’astronomia. Nelle arti.
Un buon testo e un’attenta lettura suscitano interessanti curiosità, spero di essere
riuscito nell’intento.
Buon viaggio.
Andrea

OLTRE 3730 NOMI INDOSSATI DA MOLTI, MA UNO SOLO LI RAPPRESENTA. DAL PRIMO DEI NOMI: ADAMO, FINO AI NOMI MEDIOEVALI. ETIMOLOGIA E SIGNIFICATO. DIVINITA’, DIAVOLI, ARCANGELI, SANTI, BIBLICI, STIRPI, DINASTIE, EROI, MITI. GESTA. PATRONIMICI. SOPRANNOMI, INDOVINI. TRIBU’. POPOLI.
NOMI AFFASCINANTI DELL’AREA MEDITERRANEA. DIVINITA’ AFRICANE.
SRADICATE E PORTATE NEL NUOVO MONDO. CIVILTA’ DEI NATIVI AMERICANI. NOMI IMPORTATI DALLE CIVILTA’ DEFINITE BARBARE.
Prima di parlare dei nomi va spiegato che cosa era un liberto nell’antica Roma.
Il nostro liberto, che ci fa da guida nella selva dei nomi, era stato affrancato dal suo padrone, un senatore, ma non era ancora libero.
Come funzionava la cosa?
Oggi queste figure non esistono più e anche allora erano in pochi ad essersi meritati questo nuovo status sociale. Dobbiamo considerare che in un certo periodo gli schiavi erano arrivati ad essere quasi la metà della popolazione, ma questi liberti erano invidiati da tutti, schiavi e padroni compresi. Tra loro c’erano vere personalità che avevano acquisito la nuova forma grazie a meriti particolari.
Lo schiavo affrancato generalmente continuava a vivere a casa del patronus e continuava ad avere nei suoi confronti doveri di rispetto e obblighi di natura economica.
Gli uomini liberi erano o ingenui (condizione giuridica e sociale di chi era nato libero, ovvero di chi, essendo nato da padre libero, era perciò libero lui stesso) o liberti. Questi erano quelle persone che erano state liberate dalla servitù legale.
Il liberto poteva svolgere attività economiche indipendenti, ma il padrone poteva esigere sempre delle corvées sui suoi terreni o nella sua abitazione, oppure pretendere doni in occasione di festività.
Augusto arrivò ad autorizzare i matrimoni tra liberi e liberti. Tiberio diede cittadinanza ai liberti pompieri, a condizione che si arruolassero nell’esercito. Claudio concesse la cittadinanza ai liberti che coi loro risparmi avessero armato navi
commerciali. Nerone attribuì la cittadinanza a quelli che avessero impiegato capitali nell’edilizia e Traiano a quelli che avessero aperto dei forni.
In ogni periodo però, si fece massima attenzione da parte dello Stato a che la cifra dei liberti non superasse il 5% del totale degli schiavi. Infatti, ogni cittadino libero andava ad ingrossare la massa della plebe il cui mantenimento gravava sulla pubblica annona.
NOTA: In blu è riportato il significato dei nomi. I capi lettera usate per i “medievali” segnalano l’abilità amanuense di quel periodo storico.

DEDICA
A mio figlio CLAUDIO che all’età di otto anni mi chiese per il regalo del Natale un libro che spiegasse la vita e l’evoluzione dell’uomo sulla terra, dall’inizio fino a oggi. In alternativa mi chiese: “Chi ha inventato le parole? Quale è il loro significato? Vale per tutte le lingue? I nomi seguono l’invenzione delle lingue?”.

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