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Sfida per il papa Francesco: accogliere pienamente l’umanità

Papa Francesco sta suscitando interesse, curiosità, voglia di fare e la riscoperta che la religione, forse, e la chiesa stessa, possano essere al sevizio dell’umanità. Vi proponiamo una riflessione del teologo brasiliano Leonardo Boff. Penso che anche noi laici si debba ripensare a vecchie incrostazioni e convinzioni e trovare la capacità di rimetterci in discussione così come chiediamo di fare agli altri.

Andrea Cantaluppi

A commento di un’intervista che feci con il quotidiano La Libre Belgique il 9 agosto 2013, un lettore (Marc Den Doncker), ha scritto delle parole che reputo degne di riflessione. Dice il lettore: “il buon papa Francesco annuncia chiaramente una rivoluzione in linea con un’umanità più pienamente umana. Il papa dice: “se una persona è un omosessuale che cerca Dio ed è di buona volontà, chi sono io per giudicarlo?” Potrebbe succedere che, tra un po’ di tempo, il papa esprima amore per una persona omosessuale che non cerca Dio, ma che nonostante tutto è di buona volontà. Lì ci sarebbe l’influenza dello Spirito Santo.”. Continua il commento:

 

potrebbe succedere che, tra qualche tempo, il buon papa Francesco rifletta molto nel profondo del suo cuore su una povera donna costretta a perforarsi con un uncinetto per liberarsi di un feto, frutto di un violento stupro, perché non ce la fa più e si sente disperata; e che il buon Dio, con la sua infinita bontà, faccia capire al buon papa Francesco la situazione disperata di questa donna che piena di profonda costernazione desidera morire. Potrebbe succedere che il buon Dio, nella sua infinita bontà, comprenda che una coppia che ha deciso di non avere più figli, utilizzi tranquillamente la pillola. E potrebbe succedere che il buon Dio, nella sua infinita bontà, susciti la coscienza dell’uguaglianza e dignità della donna e dell’uomo”.

 

Mi lacero internamente – prosegue il commentatore – per la grande abbondanza di fatti tragici che ci da’ la vita giorno dopo giorno. Davanti a questa situazione reale, la Chiesa sarà disposta a scappare verso un cammino sdrucciolevole ma in direzione di un’umanità pienamente consapevole, animata dallo Spirito Santo, che non ha nulla a che vedere con principi e dottrine che finiscono per uccidere l’amore verso il prossimo? E’ necessario sperare”. Sì, pieni di fiducia, spereremo.

 

Di fatto, non poche autorità ecclesiastiche, papi, cardinali, vescovi e preti, con degne eccezioni, hanno perso, in gran parte, il buon senso delle cose; hanno dimenticato l’immagine di Dio di Gesù Cristo, che lo chiama dolcemente Abba, Papà caro. Quel suo Dio mostrò dimensioni materne nell’accogliere il figlio smarrito dal vizio, nel cercare la moneta perduta in casa, nel prenderci tra le sue ali come fa la gallina con i suoi piccoli. La sua caratteristica principale è l’amore incondizionato e la misericordia senza limiti, dunque “Lui ama gli ingrati e i cattivi e da il sole e la pioggia ai buoni e ai cattivi” come ci dicono i Vangeli.

 

Per Gesù non basta essere buoni come il figlio fedele che rimase in casa col padre e seguiva tutti i suoi ordini. Dobbiamo essere compassionevoli e misericordiosi con coloro che cadono e si perdono nel cammino. L’unica persona che Gesù criticò fu il figlio buono che però non ebbe compassione e non seppe accogliere il fratello che si era perduto e che tornava a casa.

 

Il papa Francesco parlando con i vescovi a Rio li ha incaricati della “rivoluzione della tenerezza” e di una capacità illimitata di comprensione e misericordia.

 

Sicuramente molti vescovi e preti si trovano in crisi, costretti ad affrontare questa sfida della “rivoluzione della tenerezza”. Devono cambiare radicalmente lo stile di relazione con la gente: nulla di burocratico e freddo, ma invece caloroso, sensibile e pieno di affetto.

 

Questo era lo stile del papa buono Giovanni XXIII. C’è un fatto curioso che rivela come intendeva fossero le dottrine e l’importanza dell’incontro cordiale con le persone. Cosa conta di più: l’amore o la legge? I dogmi o l’incontro cordiale?

 

Giuseppe Alberigo, un laico di Bologna, estremamente erudito e coinvolto nel rinnovamento della Chiesa, è stato uno dei maggiori storici del Concilio Vaticano II (1962-1965). Il suo grande merito è stato di pubblicare un’edizione critica di tutti i testi dottrinali ufficiali dei papi e dei concili dall’inizio del cristianesimo: Il Conciliorum Oecumenicorum Decreta. Lui stesso racconta nel Corriere di Bologna che il 16 giugno del 1967 viaggiò orgoglioso verso Roma per fare regalo solenne al papa Giovanni XXIII del voluminoso libro. Giovanni XXIII gentilmente prese il libro fra le mani, si sedette nella sua sedia papale, mise tranquillamente il volume a terra e ci mise ambedue i piedi sopra.

 

E’ un atto simbolico. E’ un bene che ci siano dottrine e dogmi, ma le dottrine e i dogmi esistono per sostenere la fede, non per inibirla, e non per servire da strumento di inquadramento di tutti o da condanna.

 

Potrebbe succedere che il buon papa Francesco si animi nel fare qualcosa di simile specialmente per quanto riguarda il Diritto Canonico e altri testi ufficiali del Magistero che aiutano poco i fedeli. In primo luogo viene la fede, l’amore, l’incontro spirituale e la creazione di speranza per un’umanità stordita da tante delusioni e dalla crisi. Poi ci sono le dottrine. Speriamo che il buon Dio, nella sua infinita bontà, conduca il papa Francesco in questa direzione con coraggio e semplicità.

 

Leonardo Boff

Fonte http://leonardoboff.wordpress.com/2013/09/09/desafio-para-el-papa-francisco-asumir-plenamente-la-humanidad/

 

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