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ATTUALITA’ di Giovanni Battista S C A L A B R I N I (+ 1905)

 I dettagli biografici del vescovo di Piacenza, Mons. GB. Scalabrini sono già stati raccontati da molti autori ed estimatori (vedi, per es. fonti e bibliografia in Barbara Fiorentini, pg. 163-66, 1997). Tra le molte cose lette ricordo alcuni dettagli che mi hanno fornito motivo di riflessione: Il vescovo Scalabrini deve aver avuto gambe resistenti avendo visitato le 356 parrocchie della appenninica diocesi di Piacenza ben cinque volte, consentendogli di venire a contatto e quindi di conoscere numerose famiglie, molte delle quali avevano lasciato paese ed amici. E non solo: i molti i viaggi via mare verso il Sud e il Nord America per poter incontrare non soltanto i suoi ex-parrocchiani, ma i tanti italiani che a quel tempo avevano deciso di far le valigie e trasferirsi altrove.  

Ai nostri giorni le sue intuizioni sono ancora attuali? Le sue iniziative hanno avuto una lungimiranza tale da stuzzicare la creatività sia religiosa che laica ai giorni attuali? Oggi che la mobilità è una realtà quotidiana c’è chi si premura di non abbandonare coloro che sono alla ricerca di una realtà più favorevole di quella che hanno lasciato. Quest’ultimi sono diventati attori, più o meno consapevoli, di un processo che ora ha assunto una dimensione mondiale. Accanto ai cosiddetti flussi che percorrono antiche e collaudate rotte ora si percorrono anche sentieri e piste mai prima seguite, e si muovono anche gli emuli di GB Scalabrini, che in vari modi, desiderano, per propria iniziativa, condividere una esperienza innovativa a volte ricca di sorprese non gradite se non addirittura mortali. 

In questo contesto di trasferimento da un luogo ad un altro, dell’abbandono di legami familiari e sociali, a volte ritenuto solo momentaneo, per avventurarsi in ambienti diversi per lingua, costumi sociali e consuetudini, il mondo si va lentamente ridisegnando per modo di vivere, di pensare e sognare mantenendo, però, le fondamenta di un mondo vissuto in stagioni passate.  

Quello fu il mondo che Scalabrini abbracciò senza alcun indugio. Il suo esempio e le sue iniziative non furono sempre condivise o approvate, sia all’interno della Chiesa che da rappresentanti della società civile del tempo. Sono due le qualità del vescovo Scalabrini che, a mio parere, rappresentano e rivelano le sue capacità organizzative e, soprattutto, la sua anima, quello che, a me sembra, desiderava maggiormente. 

1. Evangelizzazione in espansione. 

Il giovane sacerdote GB Scalabrini covava il desiderio di fare il missionario nelle Indie del tempo. La sua spinta interiore era di non lasciare nulla di intentato soprattutto per coloro (e qui si tocca una tematica molto attuale) che devono portare e sopportare un fardello più pesante del solito: gli orfanelli, i tanti colpiti dalla carestia a Piacenza (1879), i terremotati di Caramicciola (1883), le sordomute. E, senza la

pretesa di essere esaustivo, si possono ricordare anche le circa 200 famiglie nobili, in gran parte decaduti, che, in tempo di ristrettezze economiche, beneficiarono di un sussidio regolare del vescovo. Non a caso il deputato piacentino Medoro Savini, noto anticlericale, in una seduta del Parlamento dichiarava: 

Non possiamo permettere che il Vescovo di Piacenza abbia più cuore di noi…Io sono poco reo di clericalismo, ma confesso che ammiro questo prete e, se tutti i preti assomigliassero a lui, mi farei chierico! 

Non è che GB Scalabrini sia stato un precursore di un certo tipo di “teologia della liberazione” i poveri anzitutto e prima di tutto, facendo alzare le sopracciglia ai curiali di Roma! Oltre a mantenere uno stretto rapporto di amicizia con tre Papi (Pio IX, Leone XIII e Pio X), Scalabrini non lesinò sforzi per giungere alla riconciliazione fra Chiesa e Stato Italiano. I suoi sforzi riconciliativi che gli attirarono grattacapi ed incomprensioni a non finire per anni ed anni, erano sostenuti dalla sua energia attinta, come acqua perenne, dall’ Eucarestia. Trascorreva ore intere in adorazione e meditazione del SS Sacramento, a cui dedicò il terzo sinodo diocesano (1899). Intraprendente com’era si era fatto scavare, nei muri della sua residenza e della vicina cattedrale, un buco che gli permetteva di vedere costantemente il Tabernacolo in cattedrale: la parte più viva, più forte, più potente dell’apostolato. 

Uomo di Dio sì, ma anche uomo motivato da una profonda umanità per le numerose afflizioni sociali del suo tempo. Mi pongo spesso la domanda di come potesse essere così generoso in una diocesi come quella di Piacenza che non disponeva certo di tesori nascosti! Nelle sue tasche transitavano somme ingenti che poi si dirigevano in tante direzioni diverse. Non è forse questa la carità cristiana: di ieri, di oggi e di sempre? Non a caso, papa Benedetto XV, in una lettera autografa per il decimo anniversario della sua morte (1915), ricordava 

Le altissime virtù di lui, e primieramente quella che ne fu principe, la carità. 

2. Le Migrazioni: segno dei tempi

Al tempo di Scalabrini, l’attenzione del pubblico, in Italia come in tante altre nazioni dell’Europa, era rivolta agli enormi flussi migratori verso le Americhe: utilizzando soprattutto il trasporto marittimo, milioni di Italiani cercavano altrove quello che i loro paesi non avevano loro offerto. Allora come oggi, lo spostamento massiccio di famiglie poteva rischiare di trasformarsi in un fallimento oppure diventare, nonostante tutto, un’occasione unica per ricostruire un futuro diverso. E diventare anche un’occasione, secondo GB Scalabrini, per diffondere la fede cristiana in terre lontane. Non era stato l’unico ad accorgersene: con lui, ricordiamo San Vincenzo Pallotti, S. Giovanni Bosco, S. Giovanni Nepomuceno Newmann, il vescovo Geremia Bonomelli.

Il famoso binomio: religione e patria, univa tanti cuori, teste, braccia e anime. E trovava una profonda eco nell’animo dello Scalabrini. Scrivendo l’ opuscolo “L’Emigrazione Italiana in Nord America” (1887), rifletteva 

Un’onda di pensieri mesti mi faceva nodo al cuore…Quanti, pur 

trovando il pane del corpo, verranno a mancare di quello dell’anima, non meno del primo necessario, e smarriranno, in una vita tutta 

materiale, la fede dei loro padri? 

Che la Chiesa abbia ascoltato, ma non sempre, l’avvertimento di Scalabrini e di altre personalità profetiche del suo tempo è ancora una ricerca storica da finire e rifinire. Qualche passo , però, è stato compiuto: gli ultimi Pontefici ripetono una antifona ben nota. Occorre organizzare l’accoglienza per i migranti con l’obiettivo che miri all’integrazione e garantisca il rispetto reciproco tra chi accoglie e chi è accolto. Questi deve integrarsi e rispettare il paese e la cultura che lo riceve. Viene garantito il diritto delle persone di potersi muovere dal paese di origine in cerca di migliori opportunità per se stessi e le loro famiglie. 

Gli insegnamenti sarebbero o diventerebbero controproducenti se non si trasformassero in iniziative concrete a favore dei nuovi ospiti. L’accoglienza deve trasformarsi in centri di accoglienza, visi sorridenti, scuole, orfanatrofi, case per anziani, comunità parrocchiali dove si parlano ANCHE le lingue preferite dai nuovi ospiti, anziani o ammalati che siano. 

In conclusione è opportuno ricordare il testamento spirituale di Scalabrini e cioè il cosiddetto Memoriale (5.5.1905) inviato al Card. Merry del Val quattro settimane prima del suo decesso. In esso sosteneva la necessità che si stabilisse una Commissione Centrale per gli emigrati cattolici di tutte le nazionalità: 

Non più soppressioni di popoli, ma fusioni, adattamenti nei quali le diverse nazionalità si incontrano, si incrociano, si ritemprano e danno origine ad altri popoli, nei quali, pure nella dissomiglianza, 

predominano caratteri determinati e determinate tendenze religiose e civili….La Chiesa Cattolica è chiamata dal suo apostolato divino e dalla sua tradizione secolare a dare la sua impronta a questo grande 

movimento sociale, che ha per fine la restaurazione economica e la fusione dei popoli cristiani. 

La storia rivela che questi preziosi suggerimenti furono sì accolti ma dopo vari decenni. Si trattò di una lenta elaborazione! Il mondo migratorio si è profondamente trasformato, si è esteso geograficamente, globalizzato, si è, a mio parere, incattivito, anche se si fa un gran parlare di rispetto dei diritti umani, di dichiarazioni contenute in una moltitudine di documenti emanati da governi e istituzioni intergovernative. 

Esiste tuttora un gap di vaste proporzioni fra quanto viene consegnato alla carta

stampata o commentato sui tanti mezzi di comunicazione sociale da un lato e, dall’altro, l’ assistenza o la vicinanza concreta e reale a chi (uomini, ma anche tante donne e bambini) affronta il viaggio verso altri mondi e approda in comunità e luoghi sconosciuti.  

Durante i suoi viaggi pastorali in Sud e Nord America, Scalabrini fu sempre accolto trionfalmente da folle sterminate, anche da chi non l’aveva mai incontrato! La percezione popolare, ancora una volta, non falliva il bersaglio. La loro amicizia per il “nostro vescovo” avrà lasciato nell’animo del Vescovo Scalabrini un ricordo incancellabile.  

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