Pio CampoRacconti Brevi

Sirene, parchi naturali e Dio

Settembre. Un’isola dell’arcipelago toscano, il mare cristallino e una minuscola, riservata, spiaggia di ciottoli.

Lui e io.

Contempliamo la dolce distesa azzurra che per il terzo anno consecutivo rapisce i nostri occhi e il cuore.

Solo parole sussurrate da qualche piccola increspatura sull’acqua, un silenzio immenso. Anche di noi che impariamo a dialogare nutrendoci di bellezza.

Emerge prima la sua testa di riccioli biondi poi armonicamente le braccia danzano liquide. La osserviamo avvicinarsi dal mare che la avvolge, un nuotare fiducioso come un volo acquoso. Ed eccola a riva. Sistema con le mani la sua coppa perlata, scivola con attenzione sui sassi fino a sistemarsi a poca distanza da noi. Ci guardiamo per alcuni secondi eterni e, per qualche giorno l’incontro si ripete cadenzato dai suoi arrivi repentini, dalle labbra del mare.

Come tutte le sirene è più a suo agio in acqua ma è meraviglioso anche vederla al sole distesa, la pelle dorata, i suoi occhi colmi di magia. Già da un po’ abbiamo iniziato a raccontarci; parole essenziali, le nostre vite diverse che si incontrano, si mescolano, si intrecciano. Ci riconosciamo. Un trio perfetto di tenera comprensione. E compassione.

A volte la intravediamo per strada, nella sua forma umana, persino in lambretta, i capelli al vento, un’aria quasi da marinaio vissuto che naviga nel cemento come se fosse oceano.

I giorni seguenti cadenzati da immersioni e bracciate, alghe sinuose e pesci argentati. Lei si racconta con fiducia e noi contraccambiamo aperti e felici. Che gioia dialogare col mistero, lasciarsi condurre dallo sconosciuto, da una danza di verità e sfide, vite piene, vissute.

Arriva il momento di partire, il piccolo appartamento a Milano, minuscola giungla tropicale, attende il nostro respiro per seguire a navigare in altri lidi.

Lei vuole farci un regalo e ci invita nella sua dimora segreta. La seguiamo in silenzio col cuore in tumulto; entriamo in punta di piedi. Ci guida nello spazio essenziale, quasi in penombra fino a che, con un colpo di coda improvviso, spalanca davanti ai nostri occhi una vista abbagliante sul mare … nonostante sia quasi notte la luce ci invade; la potenza delle onde, i boati misteriosi, imbottiti in grotte sotterranee. Rimango senza fiato e le lacrime mi salgono agli occhi per questa visione che posso unicamente definire come “il volto di Dio”.

Comprendiamo il segreto condiviso, il dono inatteso, il suo compito di guardiana di un gioiello la cui bellezza è commovente.

Partire, lasciare, ricominciare.

La vita riprende in una Milano tornata al rumore, allo smog. La giungla casalinga ci alimenta di respiri possibili, verdi visioni. È una necessità impellente quella di circondarci di bellezza, non riusciamo a vivere senza. Anche nello spazio ridotto di un appartamento, gli occhi possono beneficiarsi per la presenza della vita, nonostante tutto.

La sirena delle acque toscane rimane in noi testimone quotidiana della sintonia che possiamo scegliere di avere in ogni istante con ciò che vibra, risuona, risplende. Dostoevskij scrive: “La bellezza salverà il mondo” e sento che la bellezza è ovunque ma va scoperta, compresa, amata. È imprescindibile nutrirsene se vogliamo resistere, esistere, creare in questo mondo così complesso e tormentato. Mi fa bene cavalcare la bicicletta gialla e deliziarmi coi colori dell’autunno, le infinite sfumature rossoaranciogiallo che catturano lo sguardo a Milano.

Porta Garibaldi, un ristorante per strada. Siamo seduti al sole in una giornata calda d’autunno. Due tavolini più in là, un uomo ci osserva e coglie al volo un dialogo con la ragazza che serve per introdursi nella conversazione che abbiamo intrapreso con lei. Padre di sei figli, una esistenza turbolenta d’arte, amore, cucina, viaggi. Ci racconta che un cancro improvviso è stato la svolta per frenare e riflettere. Sano per miracolo e aperto a una nuova possibilità di ascolto di se stesso. anche con lui ci raccontiamo nei dettagli per festeggiare il mistero che trasforma gli sconosciuti in umani intimi e mutualmente compassionevoli. Mentre parliamo una piccola farfalla viola plana sulla bottiglia d’acqua minerale e non possiamo fare a meno di notarla. Piccolo miracolo, in pieno autunno.

La vita è magica.

Ci invita a cena qualche sera dopo e mi pare incredibile che dal nulla, sorgano possibilità come questa di rompere la solitudine, l’isolamento.

Festeggiamo la vita.

Gli incontri si susseguono costantemente, per strada, al supermercato. A Milano.

Corso Monforte. Cammino e una donna che arriva dalla direzione opposta mi guarda e sorride. Avrà forse sessant’anni, è alta e bellissima. Capelli lunghi e meravigliosamente bianchi. I nostri sorrisi si incrociano per una frazione di secondo eppure qualcosa è cambiato intorno. Disappariamo l’uno all’altra ma una trasformazione è avvenuta per strada e mi pare che il mondo si sia illuminato, che il mondo abbia sorriso.

Capisco che posso vivere così, folgorato dalla bellezza e presente a tutto, anche nelle tragedie che insistono a tormentare il mondo. Eppure avere questo sguardo mi fa navigare con forza, danzare la mia vita. Continuare. E poi non è così scontato incontrare una sirena e ricevere una perla da lei. Non è così scontato vedere il volto di Dio che si spalanca da un balcone. E dire: “Grazie”.

Profondamente: “Grazie”.

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