Fiabe

Lo zufolo

C’era una volta in Tirolo, un pastorello che faceva pascolare le sue capre nelle praterie dall’erba smeraldina, in mezzo alle oscure foreste di abeti. Un giorno d’estate, mentre attraversava un bosco, vide in una radura due vecchie che dormivano stese sul terreno. Il sole le colpiva coi suoi raggi ardenti e il pastorello, che era di cuor gentile, staccò alcuni rami frondosi e li dispose accanto a loro, in modo da ripararle con un po’ di ombra.

Quando le due donne si destarono, si chiesero tra loro meravigliate: – Chi sarà stato? Il pastorello si fece innanzi: – Sono stato io. Le vecchie lo ringraziarono e una gli disse: – Chiedimi qualcosa e ti esaudirò. – Dammi uno zufolo che abbia il potere di far ballare tutti appena lo si suona, – le rispose il ragazzo. – Eccotelo, – fece la vecchia – e, traendo di tasca uno zufolo di legno, glielo diede. – Chiedi qualcosa anche a me – fece l’altra – e ti esaudirò. – Dammi un fucile il quale possa colpire ogni uccello di rapina che mirerò. – Eccotelo, – fece la vecchia – e, traendo di sotto la gonna un fucile da caccia, glielo diede.

Che bellezza! Il pastorello si mise a suonare lo zufolo e immediatamente intorno a lui le sue caprette, allegrissime, presero a ballare. Accorsero anche le lepri, gli scoiattoli e perfino le volpi del bosco, e tutti si misero a danzare, come impazziti di gioia. Un giorno pero venne a passare dalla foresta un giovinetto mingherlino e superbioso che abitava un castello giù nella valle. Per l’appunto pochi minuti prima il pastorello aveva veduto uno sparviero librarsi nel cielo ad ali spiegate, lo aveva preso di mira col fucile e lo aveva ucciso. Il signorino si accostò all’uccellaccio di rapina per portarlo via al pastorello. Ma questi si mise a suonare un motivetto brioso e vivace sul suo zufolo e l’altro cominciò a ballare, trascinato da una forza irresistibile. Il pastorello suonava in ritmo sempre più accelerato, e il signorino danzava con sempre maggior frenesia, sui ciottoli aguzzi, tra gli sterpi scabri, in mezzo ai rami spinosi dei cespugli… finalmente lo zufolo tacque ed egli fuggì adiratissimo. Si lagnò col padre, il quale sporse querela al tribunale contro il pastorello. Gli sgherri andarono al villaggio a pigliarlo e lo trascinarono davanti al giudice. Lo zufolo gli fu tolto ed egli rimase senza difesa. Il padre del signorino era un uomo molto potente e molto malvagio: tanto disse e tanto fece, che il pastorello fu condannato a morte come stregone. Giunto ai piedi del patibolo, gli fu concesso, come estrema grazia, di esprimere un desiderio. Ed egli chiese di poter suonare per l’ultima volta il suo zufolo. Tutti i dignitari della città erano presenti e una gran folla si accalcava intorno. Non appena i primi suoni risuonarono nell’aria, nessuno poté resistere: tutti si misero a ballare come matti nella piazza, compreso il carnefice.

Il pastorello, sempre suonando, scappò, e nessuno è mai più riuscito ad acchiapparlo!

fiaba popolare tirolese

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