Fiabe

In che modo nostro Signore Gesucristo prima conobbe e poi concesse ai romani de Roma il “chi-se-ne-frega”

Un giorno, mentre Gesucristo se ne andava a spasso piano piano per Roma, leggendo il breviario, incontrò un prete che fermandolo gli disse:

“Padre, grazia”.

“Che v’è successo, che volete?”.

“Tutto per noi”.

“E vi sia concesso!”.

Dopo qualche passo incontrò un gran signore.

“Padre, grazia”.

“Che volete?”.

“Tutto per noi”.

“Tutto per noi se lo sono già preso i preti!”.

“Allora i quattrini!”.

“E vi sia concesso”.

Pochi passi ancora e incontrò un frate, che pure lui gli dice:

“Padre, grazia”.

“Che volete?”.

“Tutto per noi”.

“L’hanno già preso i preti”.

“Allora i quattrini”.

“L’hanno presi i signori”.

“Pazienza!”.

“Vi sia concessa!”.

Non fa neanche due passi che incontra un romano qualsiasi.

“Padre, grazia!”.

“Auffa, che volete?”.

“Tutto per noi”.

“L’hanno preso i preti”.

“I quattrini”.

“L’hanno preso i signori”.

“Pazienza!”.

“Quella se la sono presa i frati!”.

“ E chi se ne frega?!”.

“Vi sia concesso!”.

E da quella volta in poi, e sono più di millenovecento anni, per concessione di nostro Signore Gesucristo ( che l’ha imparato da noi), noi romani de Roma abbiamo quel benedetto “chi-se-ne-frega?!” che, vuoi o non vuoi, se non altro ci dà qualche bella soddisfazione, sebbene siano soddisfazioni un po’ magrucce, perché a forza di dire “chi se ne frega”, fregati ci siamo rimasti noi, ci siamo ancora e ci saremo sempre!

(fiaba popolare romanesca)

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