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La crisi migratoria nei Balcani.

Vengono da Pakistan, India, Afghanistan, Iran, Iraq… e sono in un limbo, tra neve, fame, sete, leggi e respingimenti nei Balcani.

A Srebrenica, l’istituzionalizzazione dello sterminio cambiò il destino di milioni di persone. Se vi era una sola possibilità di salvarsi, non avrebbe potuto prescindere dalla presenza dell’ONU.

ONU… perché l’ONU? Organismo nato dopo la guerra mondiale che doveva mettere tutto in atto per impedire altre sciagure…ahimè.

Precisamente nelle balcaniche terre, teatri oggi di tutte le forme d’ingiustizie sulla pelle dei migranti ( freddo, fame, terrore, incertezza, sfiducia) venti cinque anni or sono, altre persone ( 8372 tra uomini, donne e bambini) musulmani bosniaci) furono deportate e trucidate sotto gli occhi dei caschi blu dell’ONU e davanti all’indifferenza dell’Europa.

La crisi dei migranti nei Balcani di oggi non è un fatto nuovo e la stessa Europa non si è smentita rimanendo sorda all’appello di tutte le Organizzazioni umanitarie impegnate nelle campagne di sensibilizzazione e di tutela dei migranti nei campi.

Cosa successe allora nei Balcani venticinque anni fa?

Il giorno di quei giorni, la notte di quelle notti, le milizie del generale Mladic sono arrivate nel campo, urla, grida, da un cortile all’altro, da una stanza all’altra. Sfondano porte e barricate alla disperata ricerca di quelli che dovevano morire, di quelli che, secondo loro, rischiavano di minare la purezza razziale. Nonostante i caschi blu e vari organi di stampa, cominciò il rastrellamento. Il bambino terrorizzato si intrufola tra le gambe della madre che si allargano per fargli spazio. Lì, si è ormai stretti, non ci sono prese, non si ricorda più come fu, venire in questo mondo. Troppo tardi. Viene strappato via e trascinato nel cortile e, come tanti altri, guarda, terrorizzato. Da ogni baracca ne escono a centinaia, sembra l’esodo di una città di miserabili, camminano a stento, si riparano dal freddo come possono, qualcuno ha una coperta sulle spalle, gli altri, nudi. sono centinaia, non parlano, alcuni sembrano instupiditi quasi da non sentire nulla, gli altri, fermi.

E l’Europa dov’era? Dov’era l’ONU? L’ordine era chiaro: non doveva fare niente per evitare che il prezzo fossero quei bambini i cui genitori votarono a favore dell’indipendenza dalla Yugoslavia. Lo strazio delle madri, dei padri, alla vista dei figli con la carne strappata, i corpi bucherellati, decapitati, squartati. Dove era l’Europa? La furia omicida non andava fermata. L’ultimo bambino viene sollevato come un trofeo mentre gli altri cacciatori di Bosniaci sovraeccitati battono le mani, all’improvviso cala il silenzio. Il rituale va concluso con la conta dei più famosi dieci secondi oltre i quali un bambino tirato a sorte sarà ucciso. Un colpo di martello dietro la schiena e quel corpicino pesantemente cade al suolo increspato di sudore, di carne e di sangue.

Dov’era l’Europa? Dov’era l’ONU? Dove? Dove?

Questo secolo è quello delle contraddizioni. L’umanità ha raggiunto traguardi tecnologici e scientifici incredibili ma non ha saputo tessere umane relazioni.

In una cinquantina di anni abbiamo distrutto quello che madre natura ha messo secoli a modellare, a plasmare.

E l’umano? Beh… si è dimenticato della sua origine abbandonando migliaia di migranti nelle terre di mezzo.

Restiamo umani, siamo umani.

Mohamed Ba, attore, scrittore senegalese da 20 anni in Italia

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