Dario Antonini e Luca Toffolon racconti breviRacconti Brevi

De Cada Dia terza parte

ALBERGUES

Il Messico non è solo un Paese di origine della migrazione, ma anche di transito, di ritorno e di destinazione. Ed è la sua posizione tan cerca de lo Estados Unidos a determinare la sua politica migratoria. I migranti non solo messicani: la maggior parte provengono da Guatemala, Nicaragua, El Salvador, Honduras.

Nel cammino, lungo anche 5.000 chilometri, sono nate negli anni le Case del Migrante, chiamate albergues, religiose e laiche, che danno supporto, informazioni, assistenza attraverso il lavoro volontario di reti sociali solidali.

Qui i migranti si possono fermare per dormire, mangiare, cambiarsi o lavarsi i vestiti, contattare le famiglie, ma anche ricevere assistenza medica e legale, soprattutto per i numerosi casi di abuso e sequestro che i migranti incontrano costantemente nel cammino. Sono dei rifugi.

Alcune Case del Migrante, come quelle Scalabriniane, sono anche centro d’ascolto per un suppurto psicologico e sede di uffici dei Diritti Umani per le vittime di tratta.

 

Foto 8: Ciudad Guatemala, 2015. In un momento di sosta, dentro la casa scalabriniana, si da uno sguardo attento alle cartine geografiche che aiutano a capire e a tracciare il percorso dopo il muro, dritti verso il Nord.

 

 

Foto 9: Ixpetec, 2015. Si scala l’enorme vagone merci che verrà agganciato alla “bestia”, poi si partirà verso il futuro.

 

Las Patronas

Le Patronas sono un gruppo di donne, conosciute per il lancio di cibo e di bottigliette acqua ai migranti che viaggiano sul treno che attraversa la loro comunità. La loro dedizione e il lavoro di gruppo, le hanno portate a formare una nuova forma di organizzazione, senza legami politici e con un senso di socializzazione e di solidarietà, che ha come premessa l’umanità. E ciò che fanno gratuitamente e coraggiosamente, è un lavoro ininterrotto dal 1995. Ogni giorno, ogni treno.

 

Foto 18: Amatlan, 2015. Eccola Carmen, una delle Patronas, che dopo aver preparato i sacchetti di cibo, è pronta a lanciarlo a mani protese di uomini e donne che ringrazieranno con grida di gioia e allegria.

 

Foto 23: Amatlan, 2015. Si gira con forza il bastone dentro il paiolo dove cuoce quello che si è potuto trovare dai donatori.

 

LE PATRONAS

Nella cucina delle Patronas tutto è routine. Cercano cibo, o lo producono, cucinano, puliscono, lavano, si preparano. La cucina è lo spazio del dialogo tra queste donne. Ogni giorno, mentre preparano il cibo per i migranti, parlano di tutto: di bambini, di mariti, di problemi della gente.

La cucina è diventata anche il loro spazio politico: hanno imparato a discutere dei problemi del paese, della povertà rurale, dei diritti umani, dell’indifferenza alla migrazione e dei propri diritti come donne.

 

A poco a poco sono diventate esperte in materia di migrazione e sono entrate a far parte della Rete dei difensori dei diritti umani dei migranti, dove i rappresentanti delle case e dei difensori dei migranti provenienti da diverse parti del Messico si incontrano per confrontarsi su esperienze e dati, in modo da poter migliorare i servizi al migrante e dar voce alle possibilità di un lavoro di rete sociale solido e umano.

 

LE FRONTIERE

Ti aspetti un muro classico, impenetrabile, che ti impedisce di vedere oltre, e invece ti ritrovi di fronte delle lamiere di ferro arrugginito, o dei pali conficcati che escono dall’oceano di Tijuana e si fermano non appena si esce dalla città, per dare spazio al deserto, fino alla città seguente. Il muro c’è e non c’è. A metà confine al posto del muro c’è il Rio Bravo che fa da frontiera.

Ma andando oltre al concetto fisico di divisione, di muraglia, sarebbe interessante concepire la frontiera come luogo che non appartiene a nessuno o, meglio, che appartiene a tutti. Qui si trovano centroamericani che vorrebbero essere americani e gringos che vorrebbero vivere come i messicani. Si incontrano scritte che mescolano inglese e spagnolo. Si assaporano cibi che vengono contaminati dai gusti del vicino.

I migranti centroamericani comunicano in inglese. I racconti di migrazione parlano di città degli States. In frontiera, i migranti si chiamano deportados; alcuni hanno passato più tempo negli USA che nel loro paese d’origine. Qui la migrazione cambia volto ed è proprio qui che abbiamo capito che necessariamente dobbiamo vedere cosa c’è di la del muro.

 

Foto 29: non si può dividere l’indivisibile.

 

Didascalie foto a cura di Andrea Cantaluppi che ringrazia caldamente

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