Marisol

Cenni biografici di una scalabriniana laica

A 5 anni di distanza dalla barbara uccisione da parte dei narcotrafficanti, vogliamo ricordare Marisol con il suo dolce sorriso che sempre ci accompagna.

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La vida de Marisol(PDF)

flag-portugal-smallNotas biográficas de Marisol(PDF)

Traces of Marisol.(PDF)

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Maria Isabel Macias Castro è il nome nuovo che il movimento scalabriniano s’impegna di onorare, ricordare e additare come esempio di vita vissuta in coerenza con la fede e la scelta del carisma missionario.
Le piaceva farsi chiamare Marisol.
Nome solare, limpido, sincero che esprimeva bene il suo carattere.
La sua vita, iniziata il 15 Luglio 1972, a Nuevo Laredo, Messico, è stata subito segnata da un cammino di sofferenze.
Ha trascorso la sua infanzia nella povertà estrema ed è arrivata alla maturità attraversando difficoltà quotidiane che le hanno segnato un percorso di lotta per la sopravvivenza.
Cresciuta lottando per la conquista di un futuro nella dignità, non si spaventava davanti a nulla e prosegue con forza per raggiungere i suoi obiettivi.
Dalle poche e timide parole che utilizzava per abbozzare il percorso della sua vita, emergono molti dolori e pochissime soddisfazioni. Le uniche gioie erano i suoi figli. Lo diceva in uno sprazzo di orgoglio di mamma che le illuminava il volto segnato da uno sguardo eternamente triste e sofferente. Annunciava l’esistenza di “su beba”, la figlia di 12 anni e del suo”baby” che studia negli Stati Uniti.
Nel ricordare Marisol non si può non domandarci da dove traesse la sua forza e la sua passione per la vita.
Al posto suo molte persone si sarebbero lasciate abbattere dalla somma di avversità. Lei no!
Marisol ha trovato il coraggio di superare prove come: l’amputazione di una gamba a seguito di un incidente; fatto grave e invalidante per tutti, specialmente per una donna che deve provvedere e accudire da sola ai suoi figli in quanto, dopo l’incidente, il padre dei bambini pensa bene di abbandonarla.


Lei reagisce con compostezza e vigore. Va a lavorare al giornale della città,”Hultima Hora”, e in breve tempo, come editrice specializzata in grafica, pubblicità, reti sociali, diventa parte decisiva della redazione.
Con il tempo si riprende e non si fa trovare impreparata neanche all’appuntamento dell’ennesima disgrazia che l’attende ad una delle svolte del percorso incerto dell’uomo. La sorella, in onore della quale si fa chiamare Marisol, si ammala di leucemia e lei ha il midollo spinale compatibile per una donazione.
Dice subito di si e si sottopone all’estenuante preparazione per l’intervento operatorio. Passano mesi di trepida attesa prima e dopo l’operazione. Lei continua, anche se con aumentata fatica, sofferenza, paura a portare avanti la famiglia.
Ma per Marisol le illusioni e le speranze si spengono sul nascere. A nulla sono valsi i sacrifici. La sorella non ce la fa e muore.
Un altro cambio di vita l’aspetta. Un cambio che sarà profondo che inizia con avvicinamento scettico alla Casa dei Migranti “Nazareth”.

Non è convinta, è diffidente nei confronti di tutti quei migranti che vengono a creare problemi nella sua città. Poi la svolta avviene cominciando a fare domande. A interrogare se stessa e quelle stesse motivazioni piene di luoghi comuni che i suoi concittadini ripetono senza riflettere.

Matura dentro di se una convinzione che non lascerà più e che la porterà a studiare e ad approfondire il problema migratorio.

Più si avvicina nel percorso di riflessione e più aumenta la sua vicinanza ai migranti. Prende profondamente coscienza, si “converte” alla causa delle migliaia di uomini, donne, bambini, che vivono una condizione drammatica. Il passo finale e decisivo lo fa leggendo la vita e gli scritti del Beato Giovanni Battista Scalabrini. Legge con passione ogni libro o articolo che le rimediano.

Diceva che: ” come neo-cristiana scalabriniana” doveva amare e imitare il Beato Scalabrini per potersi sentire realizzata. Un esempio lo aveva messo per la sua presentazione su skipe. Si poteva vederla in una foto mentre testimoniava sull’altare il suo impegno come laica scalabriniana (1 Giugno 2009). Lo slogan che aveva scelto per il suo nuovo progetto di vita era quello del Beato che tanto ammirava: ” bisogna fare del bene, tutto il bene possibile, e farlo nel miglior modo possibile…”

Marisol ha rispettato questo impegno donando la vita!

Una donna, madre di famiglia, malgrado lavorasse ininterrottamente dal lunedì al sabato per portare avanti il suo lavoro editoriale, il sabato pomeriggio e la domenica, era sempre presente alla Casa del Migrante per intervistarli. Ad ognuno, dopo parole di conforto, raccomandava con semplicità e affetto:” devi comportarti bene qui perché questa è una casa di Dio”. Parole profonde che nascevano dalla sua esperienza personale d’incontro con Cristo migrante.

Beato Giovanni Battista Scalabrini; provincia scalabriniana di San Giovanni Battista; il vangelo, quel 21 Settembre in cui Marisol è scomparsa, parlava di Giovanni Battista, martire decapitato, come Marisol, per aver annunciato la verità e la giustizia.

Quel mercoledì, mentre usciva dal lavoro, Marisol venne sequestrata. Nessuno aveva più sue notizie, il suo cellulare squillava ma nessuno rispondeva. Ore di terrore e timore cominciarono a segnare i cuori dei suoi famigliari ed amici. Su skipe, yahoo, hotmail…non vi erano tracce di Marisol. A Nuevo Laredo, territorio totalmente in mano ai cartelli del narco traffico, delle armi e delle vite umane, in questi casi non ci s’illude più. Si aspetta la conferma della peggiore delle notizie.

Tre giorni dopo viene trovato il corpo scempiato di Marisol.

Nella notte del 24 settembre, 2011, lo fanno ritrovare decapitato come monito mafioso per chi parla troppo; seminudo come oltraggio machista; vicino al monumento dell’ingresso alla città, come monito per chi entra affinché sappia subito chi comanda a Nuevo Laredo, Tamaulipas, Messico.

Vicino si trovano una tastiera, un DVD, un cartello con una scritta che con sarcasmo inumano diceva che era stata uccisa per le sue pubblicazioni su un sito delle reti sociali.marysol2

Una ragnatela di notizie contraddittorie e dubbiose hanno accompagnato le prime ore di quella mattina. Molti passando per quella strada trafficata, avevano visto ciò che sembrava un’allucinazione, un fatto indescrivibile ed impossibile che potesse accadere tra umani, ma non potevano né volevano denunciarlo. Solo dopo molte ore, un ufficiale del governo di Tamaulipas, ha proceduto al riconoscimento ufficiale di quanto tutti già sapevano.

La sconvolgente notizia aveva fatto il giro della città e dello Stato.

Subito si è diffusa al di fuori dei confini nazionali per rimbalzare a livello mondiale.

Immediatamente organizzazioni internazionali, ONG, organi di stampa, radio e TV si sono mobilitati per alzare la voce contro questa barbarie.

La congregazione dei Missionari Scalabriniani e del Movimento laico Scalabriniano, all’interno del quale Marisol era molto conosciuta, apprezzata e stimata, sono addolorati e tristi.

La grande eco che c’è stata alla tragica notizia, il sorprendente numero di messaggi da tutto il mondo scalabriniano e dalle più importanti agenzie mediatiche mondiali, dimostrano una reazione profetica e di speranza; che la morte di una delle sue figlie e sorelle non sarà stata vana e che sicuramente lascerà il seme di giustizia e verità.

Tutto ciò ci impegna a far crescere questo seme gettato con dolore, a farlo maturare nella nostra vita e nelle vocazioni di missionari scalabriniani.

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