ArticoliFrei Betto articoli

CUBA E USA: l’inizio della fine del blocco

 Cuba y Euu(aPDF Español)

 Il Papa Francesco, nel giorno del suo 78esimo compleanno, ha fatto un inestimabile regalo al Continente Americano: l’inizio della fine del blocco degli Stati Uniti contro Cuba e il riavviamento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Questo è stato il tema che Francesco ha messo al primo posto nel suo incontro con Obama, a Roma, nel marzo di quest’anno. Un anno prima, nell’assumere il pontificato, Francesco si era informato sulla questione ricevendo Diaz-Canel, primo vice-presidente del Consiglio dello Stato di Cuba.

Obama ha ammesso che “l’isolamento non ha funzionato”. Di fatto, il blocco imposto a Cuba, contro tutte le leggi internazionali, non è riuscito neanche a indebolire l’autodeterminazione cubana, dopo la caduta del Muro di Berlino.

Fidel, a 88 anni, sopravvive a 8 Presidenti USA, (4 ne ha sepolti), e a più di 20 direttori della CIA.

Gli USA fanno fatica ad ammettere che il mondo non è prodotto della loro volontà capricciosa. Per questo ci hanno messo 16 anni per riconoscere l’Unione Sovietica; 20 per il Vietnam e 30 per la Repubblica Popolare della Cina. Ce ne sono voluti 53 per accettare che Cuba ha diritto alla sua autodeterminazione, come già aveva sostenuto l’Assemblea Generale dell’ONU.

Di fatto, gli USA e Cuba non hanno mai interrotto il dialogo. A Washington ha funzionato per 50 anni una legazione cubana, così come all’Avana l’edificio della legazione USA si erge maestoso sul Malecòn.

La notizia di questo riavvicinamento segna la conclusione definitiva della Guerra Fredda nel nostro Continente. E Cuba ne esce bene poiché offre un’infrastruttura turistica sana, non inquinata e esente da violenza a un milione di canadesi che d’inverno, con tre ore di volo, scambiano i 20 sotto zero di casa loro per il 30 gradi del mar dei Caraibi.

Con l’apertura del mercato cubano agli investimenti stranieri, gli USA, che ragionano con i numeri, non vogliono restare indietro rispetto all’Unione Europea, al Canada, al Messico, al Brasile e alla Colombia, che hanno stretto importanti partenariati con l’Isola rivoluzionaria. “invece di isolare Cuba, stiamo isolando solo il nostro Paese, con politiche superate”, hanno scritto in una lettera a Obama i parlamentari USA Patrick Leahy (democratico) e Jeff Flake (repubblicano) al ritorno dall’Avana.

In cambio di Alan Gross, agente della CIA, detenuto a Cuba per azioni terroristiche, Obama ha liberato ieri tre dei cinque cubani prigionieri negli USA dal settembre 1998, accusati di terrorismo (due erano già stati liberati).

In realtà, cercavano di evitare, in Florida, iniziative terroristiche di gruppi anticastristi. E sono stati usati come carne da macello dall’FBI e da gruppi di destra per impedire in quell’epoca, il riavvicinamento tra USA e Cuba.

Il tribunale di Atlanta aveva ammesso, all’unanimità, che le sentenze applicate a tre dei cinque cubani (Hernàndez, Labanino e Guerrero, liberati ieri) mancavano di fondamento giuridico: non c’è stata trasmissione di informazioni militari segrete, né è stata messa a rischio la sicurezza degli USA.

Come mi ha detto la Presidente brasiliana Dilma, nell’incontro che come teologi abbiamo avuto a Brasilia il 26 novembre “Francesco è, senza dubbio, il grande leader mondiale in questo mondo carente di figure in cui si possa confidare e per le quali si possa provare rispetto”.

Frei Betto

 Cuba y Euu(aPDF Español)

(113)

Loading