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Pallonate Mondiali

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Adesso che è finito lo psico-dramma mondiale proviamo a ragionare sul senso dell’ultima coppa di calcio svoltosi in Brasile.
Non ci interessa esaminare qui l’aspetto sportivo, ma quali riflessi socio-economico-sociale questo evento ha portato nella realtà brasiliana.
Da oltre un anno in Brasile si respira un’aria molto pesante attorno al tema dei mondiali. Per settimane una manifestazione di protesta che inizialmente aveva occupato solo le strade di San Paolo si è allargata a macchia d’olio in molte città e regioni unificando gruppi di diversa estrazione sociale in una contestazione di base nei confronti de mondiali.


Quali i motivi? I costi! Nel giro di un mese e mezzo, tanto durano i mondiali, si registrano costi tra i più cari della storia dei mondiali stessi.
La costruzione di dodici nuovi stadi, l’adeguamento di aeroporti e di strutture di accoglienza e di logistica, lo spostamento di interi agglomerati di popolazione povera e marginale dalle zone attigue agli stadi, le misure di sicurezza imposte dalla FIFA al governo brasiliano, vere e proprie leggi antiterroristiche, sono solo alcune delle questioni che hanno risvegliato l’indignazione popolare.
In un solo giorno, oltre un milione di persone ha invaso le strade di 45 città esigendo “lo standard FIFA di qualità” per ospedali pubblici, scuole, mezzi di trasporto e sicurezza.
In ottobre ci saranno le elezioni presidenziali, e pensiamo che Dilma Rruosseff, la presidente che ha sostituito l’operaio Lula e che viene dalle file della guerriglia, abbia notevolmente compromesso la sua rielezione.
Bella contradizione per un paese che ama il calcio veder bocciare una presidente popolare perché non ha saputo gestire i potenti della FIFA.
Infatti, come potrà spiegare che la somma spesa per la costruzione dei dodici nuovi stadi – cosa mai successa in edizioni precedenti – è lievitata del 66%, passando dai 2,5 ai 4,5 miliardi di dollari?
Come spiegare che questa coppa ha triplicato il suo bilancio iniziale raggiungendo la cifra stratosferica di 14 miliardi di dollari, in cui sono inclusi sicurezza, mobilità urbana ed altri 98 punti imposti dall’”agenda FIFA”?
Alla fine dei giochi, questi hanno superato alla grande qualsiasi previsione: costeranno tre volte di più di quelli in Germania nel 2006 e quattro volte quelli in Sudafrica nel 2010.
Soldi spesi per costruire cattedrali nel deserto. Basti pensare a quelli costruiti a Manaus, Cuiabà, Natal, Brasilia ( che è costato 900 milioni di dollari!), Belém, città che non hanno neppure una squadra di calcio nella prima divisione. Qualcuno dovrà rendere conto di questo spreco di denaro pubblico.
Dietro, sopra, sotto e di fianco c’è la FIFA, che per sete di guadagni, esorbitanti e straordinari, ha calpestato le leggi brasiliane, ha imposto condizioni, ha minacciato, ha monitorato le scadenze.
Il suo guadagno si aggira intorno ai 2,5 miliardi di dollari!
La voracità della FIFA e del suo patron Joseph Blatter è impressionante.
Il sistema imposto per l’acquisto dei biglietti è semplicemente assurdo e poco chiaro: un sorteggio, previa iscrizione in internet, senza la minima possibilità per i tifosi di accedere ai biglietti per le partite della loro squadra. Il motivo “occulto” è molto chiaro: la FIFA ha fatto un grande business con i biglietti corporativi (destinati alle aziende che patrocinano l’evento e a quelle affiliate) che sono monopolizzati da due sole entità: una brasiliana, legata alla Confederazione brasiliana di Calcio, e l’altra della FIFA stessa (gruppo Match), di proprietà – ma guarda un po’ – di Philippe Blatter, nipote del presidente FIFA.
Queste due società hanno incassato, per i 130.000 turisti corporativi con diritto ai migliori posti negli stadi, 2.500 dollari per persona. (fate voi il totale).
Non c’è da meravigliarsi se la FIFA è vista oggi in Brasile come un nuovo FMI. Se nel passato il Fondo Monetario Internazionale dettava le regole di come il paese doveva sviluppare la sua politica economica, adesso la FIFA ordina ciò che si deve fare e come si deve fare, arrivando addirittura a decidere quando, come e dove i manifestanti e gli attivisti potrebbero protestare. Romario, campione mondiale nel 1994 e oggi deputato del Partito Socialista ha commentato:” Il vero presidente del paese oggi si chiama FIFA. È arrivato qui e ha messo su uno Stato dentro il nostro Stato”.
Ma il padrone del circo, Joseph Blatter, non si scompone. Proprio in quanto svizzero, ha imparato a dovere il miglior stile di “Cosa Sua”.
Dal quartier generale di Zurigo promettono di portare il loro carrozzone mediatico in qualsiasi paese ed offrono come moneta di scambio 2 miliardi di telespettatori.
In questi tempi di stampo neoliberista la Coppa del Mondo è stata disegnata per un ben preciso settore sociale. Quelli al di fuori di tale standard hanno le tivù per guardare le partite. Paghi chi può pagare. I biglietti più economici per assistere a una partita erano disponibili sul mercato nero, che circola su internet, a partire da 1.800 dollari. Chi alimenta questo mercato nero? Esattamente le due agenzie appena citate.
Oltre il 70% della popolazione mondiale ha seguito l’evento. Al miglior stile dello spionaggio militare – precursore delle innovazioni tecnologiche fino a internet – i mondiali di calcio portano un salto tecnologico nelle case. Per la gioia dei 6 patrocinatori fissi della FIFA ( Adidas, Coca Cola, Emirates Airways, Hyundai, Sony e Visa) e dei 14 esclusivi per la Coppa, che hanno investito milioni di dollari per associare il loro marchio a tale evento popolare.
I diritti televisivi si aggirano sui 1,5 miliardi di dollari. Il mondiale ha dominato il tempo di 300 milioni di umani che , in 214 paesi ( la FIFA vanta più paesi affiliati all’ONU!) che sono stati davanti al televisore per 73 mila ore. La copertura televisiva è stata a carico della Host Broadcast Services, una compagnia del gruppo Infront Sport&Media, il cui presidente e amministratore delegato è nientemeno che il delfino e nipote di Blatter.
Tornando al governo brasiliano, c’è una notizia allarmante: il governo ha mandato un contingente della polizia a “formarsi” negli Stati Uniti presso un’agenzia di tattiche antiterroristiche. Sono 170 mila agenti di polizia, militari e privati. Non male per un paese che deve curare ancora molte ferite lasciare in ereditò dalla dittatura militare! Questa operazione di “addestramento” è costata 870 milioni di dollari.
La FIFA dunque si è impadronita di un paese per poter offrire uno spettacolo, ha diretto il governo, le multinazionali ed è passata sopra ad ogni legge. Così, tanto per fare due chiacchiere da bar, pensate che abbia “diretto” anche i gironi e i sorteggi?
Cosa rimane al paese una volta passata la festa? La drammatica realtà dice che i turisti calciofili si sono scatenati con la pedofilia e la prostituzione minorile. Eccovi alcune parziali e lacunose cifre fornite dalla polizia che ha registrato le denunce di sfruttamento nelle città sede di incontri di calcio: San Paolo: (17.990); Rio de Janeiro (15.635); Bahia ( 10.957); Minas Gerais (9.565); Rio Grande do Sul ( 6.269).
Andrea Cantaluppi.

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