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logo Missione in America Centrale: la fuga di bambini non accompagnati verso gli Stati Uniti

Rapporto del Comitato sulla Migrazione del USCCB (Conferenza episcopale degli Stati Uniti) del novembre 2013. Traduzione riassuntiva in italiano

Tra il 16 e il 23 di novembre 2013 una delegazione del Servizio per Migranti e Rifugiati del USCCB ha visitato il Mexico del sud e i paesi dell’America centrale per cercare di capire le cause della fuga di bambini e ragazzi non accompagnati verso gli Stati Uniti. Le tappe principali della visita sono state: la città di Tapachula, nello stato di Chiapas in Messico (l’epicentro del flusso migratorio verso nord) e poi Guatemala, Honduras ed El Salvador.

Misson to central America(ENGLISH PDF)

im1Dal 2011 gli Stati Uniti hanno visto un aumento senza precedenti del numero di bambini e minori migranti non accompagnati, che arrivano soprattutto dal confine con il Messico. Mentre il numero di bambini ad attraversare il confine tra il 2004 e il 2011 è in media 6.800, il totale aumenta a 12.000 nel 2012 e a 24.000 nel 2013. Secondo le stime ufficiali del HSS/ORR e del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) nel 2014, più di 60.000 bambini non accompagnati potrebbero entrare negli USA.

Una delle domande principali posta dalla delegazione del USCCB è infatti, perché così tanti bambini intraprendono il viaggio verso nord. Tra i fattori causa di questo fenomeno, secondo loro, sono l’assenza di opportunità economiche, la mancanza di istruzione di qualità, la mancanza di accesso all’istruzione e in fine l’impossibilità delle persone di mantenere se stesse e le loro famiglie nel proprio paese. Il desiderio di ricongiungimento di famigliari o amici negli Stati Uniti è un’altro dei fattori che contribuisce all’incremento della migrazione. Ma mentre questi fattori sono un po’ ovunque nelle zone di grande flusso migratorio, un altro fattore invece risulta essere negli ultimi anni predominante. La presenza costante di violenza sistematica sia a livello statale che a livello locale e la continua violazione dei diritti umani crea una cultura di paura e di disperazione.

Le violenze includono: estorsione, sequestro di persone, violenza fisica, psichica e sessuale, minacce, costrizione forzata e reclutamento di minori per attività criminali. Organizzazioni criminali transnazionali come Los Zetas, che opera in Messico e si espande anche nei paesi dell’America centrale, o gli Maras, i gang locali, come la MS-13 (Mara Salvatrucha) e 18th Street (Barrio 18), che operano prevalentemente in Honduras ed El Salvator, fanno ormai parte della vita quotidiana di questi paesi. Le bande che operano a livello locale richiedono spesso a famiglie ed imprenditori di pagare una renta per assicurarsi “protezione” contro le violenze e le intimidazioni delle altre bande.

im2Los Zetas è stata formata alla fine degli anni ’90 dai membri di un commando anti-droga dei servizi speciali messicani per diventare una ben finanziata ed armata organizzazione per il contrabbando di droga e traffico di persone. Loro esercitano controllo delle vie migratorie verso nord.

Oltre ai “grandi”, in questo business esistono i così detti coyotes che offrono di portare membri della famiglia negli USA dietro una somma esorbitante. Le famiglie offrono quello che hanno – le proprie case – in cambio di quello che loro credono fosse un futuro migliore per i propri figli. La tattica dei coyotes spesso include abbandonare i bambini lungo la strada verso nord o costringerli a denunciarsi alle autorità messicane come “adulti” assicurandoli così la deportazione. Una volta tornati però, i bambini vengono costretti di fare un’altra volta il viaggio verso nord mentre i coyotes prendono possesso della proprietà della famiglia, estinguendo così il debito e lasciando famiglie e bambini senza tetto.

Speranza oltre le bande – la storia di Fernando

Fernando è stato assistito dal Servizio Cattolico di Assistenza (CRS) presso il Youth Builders Program in El Salvador. Lui ha dichiarato di conoscere il gang life (o la vita delle bande) prima ancora di andare al liceo (avendo conosciuto uno dei loro leader all’età di sei anni) e descrive la presenza costante delle bande nella comunità. Quando però si iscrive al liceo, tutto cambia. I gang locali sono nelle scuole, spacciano droga, incutono terrore con minacce ed intimidazioni.

im3Tutto però varca il limite quando a diventare vittime sono le ragazze, che vengono drogate e violentate o reclutate per diventare “le ragazze” dei gang leader. È una situazione di terrore quotidiano in cui nessuna autorità statale non può essere d’aiuto. Gli insegnanti non sanno come aiutare i ragazzi i quali quasi tutti vengono armati a scuola. Fernando ha anche collaborato con le band per il controllo dei bus scolastici o altro, ma quando ha già una famiglia e un figlio piccolo decide di cambiare strada e di rivolgersi al CRS.

Traffico di persone – la storia di Dani

Dani è una ragazza diciottenne che si trova al DIF (Desarrollo Integral dela Familia) di Tapachula in Messico. Ha lasciato i suoi due figli ( di due e nove mesi) alle cure dei suoi genitori per provare a guadagnare soldi per la sua famiglia negli Stati Uniti. Pensava di farsi aiutare dai suoi cugini, già emigrati, per trovare lavoro. Uno dei suoi cugini le offre lavoro in un bar come cameriera, ma mentre viaggia verso nord Dani si rende sempre più conto che il lavoro che va a fare non è quello di cameriera ma che deve offrire anche se stessa per soddisfare i bisogni dei clienti del bar del cugino. Una volta giunta in Messico, Dani non esita a denunciare il lavoro offertole dai famigliari e viene messa in custodia dal DIF mentre aspetta di ricevere il visto umanitario. Grazie alla sua denuncia i trafficanti sono stati incarcerati.

Nonostante i casi che finiscono bene, un serio problema per i bambini non accompagnati risulta essere la situazione in cui si ritrovano quelli di loro che arrivano in Messico. I bambini richiedenti asilo politico attendono in custodia per molti mesi per via della mancanza di servizi che li aiutino a completare le pratiche legali. Una volta ottenuto l’asilo politico, i bambini rimangono in custodia al centro DIF di Messico city (ci sono solo due centri DIF per bambini in tutto il Messico) fino all’età didiciotto anni e non è prevista per loro la possibilità di affidamento.

Nella luce delle scoperte che la delegazione ha fatto durante la missione nell’America centrale e Messico, essa raccomanda i seguenti cambiamenti nelle politiche rivolte ai migranti:

I. Gli Stati Uniti dovrebbero rafforzare la protezione dei minori immigrati non accompagnati.

II. Il Messico, avvalendosi dell’aiuto del governo americano e delle organizzazioni per la protezione dei bambini, dovrebbe adeguare i propri servizi statali rivolti alla protezione dei minori offrendo loro un valido aiuto.

III. I governi dei paesi dell’America centrale, con l’aiuto del governo degli USA, dovrebbero creare un sistema di protezione che aiuta i bambini di rimanere nelle loro case e vivere con le proprie famiglie avendo la possibilità di adeguata istruzione ed occupazione.

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