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Confine

Confine di Stato, Linea di Confine, Frontiera, Muro, Reticolato, Stop. Vietato oltrepassare.
Linee disegnate sulle cartine geo-politiche, frutto di vittorie e di sconfitte, destinate a cambiare nel corso del tempo assecondando il potente di turno il quale ridisegnerà la storia a sua gloria imperitura.
Il 19 giugno 2013, sul molo di Manfredonia, su iniziativa degli scalabriniani di Siponto, è stata messa una targa di marmo a ricordo di coloro i quali  non riuscirono a raggiungere le coste italiane, le coste di un pezzo di quell’Europa che dall’Africa è tanto sognata e desiderata.
L’idea è quella di fissare in modo concreto un punto di riflessione, di memoria e, forse di speranza, per coloro che, morti in quel mare che ha dato la civiltà al mondo, potesse consentire riflessioni e preghiere a chi poi sarebbe arrivato a piangere coloro che lo precedettero.
L’idea mi venne dopo l’esperienza fatta ai confini tra il Messico e il Texas.
In quel confine tra il terzo e il primo mondo, ci sono fosse comuni di esseri umani che non sono riusciti a realizzare il sogno di una vita dignitosamente vissuta.
Anche davanti a questi scempi, dopo lo smarrimento che ti assale pensando che nessuno più potrà conoscere i loro nomi, le loro provenienze e le loro ingiustizie subite, i loro parenti, ignari, avrebbero continuato a sperare nella buona riuscita del salto di confine, e poi, persa la speranza, dopo aver inutilmente bussato a porte burocratiche che non avrebbero mai risposto, t’immagini la disperazione di una mamma, moglie, figlio.
Come spunto di ribellione, cercando di riparare a un torto, a qualcuno venne in mente di andare al muro di confine e di attaccare su quell’ostacolo mortale, croci bianche con i nomi dei morti che si era riusciti a rintracciare. Per gli altri furono messe bianche.
L’impatto visivo si rivelò tremendo, frutto di una rabbia e di una ribellione non più sterile ma concreta.               Ora le famiglie avrebbero avuto un punto di riferimento concreto.                                                                  Davanti ai morti affogati prima di arrivare al mio paese mi domandai: sul mare dove si mette un punto di riferimento?  Nacque così l’idea di addossare al cemento armato del molo una pietra di questa nostra terra spesso ingenerosa, ma sempre solidale.
Dopo qualche giorno da quella iniziativa, papa Francesco andò a Lampedusa a lanciare fiori in mare per quei fratelli mediterranei. Fu un atto forte, esemplare, che indicava la via da seguire: l’accoglienza.
Il prossimo 30 marzo e il 1°aprile i vescovi degli Stati Uniti e i vescovi messicani si incontreranno alla frontiera tra i due paesi, a Nogales, in Arizona. Cammineranno insieme lungo il confine tra le due nazioni americane, dove negli ultimi anni sono morti circa 6 mila latinoamericani che cercavano di arrivare negli Stati Uniti. La nota inviata all’Agenzia Fides dalla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stai Uniti , riferisce che il 1° aprile, alle ore 9 i vescovi dei due paesi concelebreranno l’Eucarestia in memoria delle migliaia di persone morte cercando una vita migliore.
Il comunicato chiarisce:”Il proposito di questo viaggio è mettere l’accento sulla sofferenza umana causata da un sistema migratorio fallimentare, questione che nel dibattito nazionale statunitense sull’immigrazione è spesso sottovalutata”. Mons. Eusebio Elizondo, vescovo di Seattle, sottolinea il tema centrale della “dimensione umana dell’immigrazione”, perché la questione “riguarda esseri umani” e non solo “temi economici e sociali”. “Quanti sono morti o vengono deportati quotidianamente hanno il medesimo valore e la medesima dignità innata che Dio ha donato a tutte le persone”. Il presule aggiunge poi:”La frontiera tra Stati Uniti e Messico è la nostra Lampedusa” e ricorda il viaggio di papa Francesco e le sue parole di condanna della “globalizzazione dell’indifferenza” e della “cultura dello scarto”.
A novembre 2013 sul confine venne celebrata una singolare Eucarestia per commemorare le vittime dell’emigrazione:l’altare infatti era diviso in due dalla rete metallica che segnava la frontiera. Da una parte c’era il vescovo di El Paso (Texas,Usa) e dall’altra il rappresentante del vescovo di Ciudad Juàrez (Chihuahua, Messico).
A una simile iniziativa c’ero anch’io, la frontiera era quella tra Nuevo Laredo, Messico e Laredo, Texas, e la riflessione che feci fu che l’ostia era passata tra le maglie della rete, ma le famiglie rimaneva divise da quella barriera.
Andrea Cantaluppi

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