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Uno Specchio inedito all’Università

Con mia moglie Daniela e mio figlio Fabrizio, ci avviamo di buon ora alla facoltà di psicologia della Sapienza di Roma.

Insieme parteciperemo ad un esperimento. Sarà la prima volta che verrà “adottato” e discusso un mio libro intitolato: “Lo specchio mi guarda”.

L’idea è venuta alla professoressa Paola Carbone che ha donato quattro libri ad altrettante studentesse. Dovranno cimentarsi davanti ai loro colleghi sul testo che sarà preso come spunto per riflessioni psicologiche e psicodinamiche.

Di fatto saranno quattro recensioni non rituali.

Noi tre siamo spaesati, incerti e preoccupati di quanto potrà intimamente emergere da questa lezione universitaria.

La professoressa Carbone ci aspetta sotto il portone e, avendo visto al volo un nostro atteggiamento un po tirato, ci accompagna a prendere il caffè.

Si salgono le scale (chissà perché in ogni novità o svolta della vita che sia, ci sono sempre delle scale da salire) ed entriamo nell’aula che è già quasi al completo di studentesse.

Le quattro relatrici stanno sotto una finestra e “ripassano” i loro testi.

Ci vedono entrare e ci vengono incontro per salutare questa “forte” famiglia.

In quanto autore ho subito il privilegio di dovermi insediare alla presidenza con le relatrici.

Facciamo a gara a chi è più emozionato.

Loro perché temono il mio parere oltre al giudizio della professoressa, io perché non mi aspettavo di stare lì e sentirmi addosso tutti quegli sguardi.

Registratori, taccuini, penne vengono tirati fuori mentre Paola Carbone spiega a tutti il senso dell’esperimento, e con le sue argute sollecitazioni ci mette a nostro agio pronti a fare una spremuta di cervello per dimostrare che lo abbiamo e sappiamo farlo funzionare.

Siamo in pieno Febbraio e proprio da qualche ora ha smesso di nevicare.

Noi ricorderemo questo raro evento meteorologico anche in virtù del fatto che stiamo all’università per parlare del nostro infinito dolore.

Questo 2012 avrà un valido motivo per essere ricordato e non sarà certamente il tormentone della fine del mondo che il calendario maya non ha mai preannunciato.

Iniziano le relazioni/recensioni e, con mio intenso stupore, ascolto quanto sia stimolante il mio libro.

Al termine di ogni relazione, la docente Paola Carbone si alza (si lei si è mischiata con l’uditorio e ci ha lasciato l’onere/onore di stare da soli alla presidenza), riprende il tema appena esposto, lo rilancia e sollecita domande.

Le prime mi arrivano direttamente al cervello e provocano una fortissima emozione: “cosa è il dolore ?”, “cosa si prova davanti a questa tremenda perdita?”, “passa e lascia la morsa o è continuo ?”.

Con occhi lucidi cerco di rispondere, ma non vorrei essere li.

Ma il dolore non lo puoi delegare, lo prendi su di te e te lo porti appresso, quindi passato il momento di smarrimento rispondo per quello che sento.

Le relazioni vanno avanti, le domande sono pertinenti e incalzanti e noto con piacere che la professoressa è sempre più convinta che l’esperimento sia riuscito. Al termine di due ore e mezzo di lezione universitaria, mia moglie si alza e ringrazia tutti perché anche in quella mattinata così diversa, abbiamo ricordato ed onorato Claudio.

Ecco, è finita, dico qualche cosa sul senso di essere psicologi inseriti per intero nella società in cui si vive e si svolge questa delicata professione per essere veramente di sostegno a chi ne ha bisogno, e saluto.

Penso che due mondi si siano incontrati, reali e teorici, e che ne siano usciti entrambi arricchiti di umanità.

Grazie alle relatrici, alle studentesse e a Paola Carbone per il suo acume e coraggio sperimentale.

 

Andrea Cantaluppi

 

 

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Un pensiero su “Uno Specchio inedito all’Università

  • Abitando nello stesso vostro quartiere, anche se non ci conosciamo personalmente, è stato particolare incontrarvi in un’aula universitaria, e apprendere il vostro impegno nell’associazione e la vostra collaborazione con la professoressa Carbone.E’stato davvero un bell’incontro, una giornata ricca di emozione e riflessioni, vi ringrazio ancora.
    Giulia

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